martedì 29 novembre 2016

Rosa mosqueta: elisir di giovinezza per la pelle.

La Rosa Mosqueta (Rosa Affinis Rubiginosa) è un arbusto selvatico appartenente alla famiglia delle rosacee che cresce principalmente in Cile in un clima temperato e piovoso. Il frutto, di colore rosso intenso, contiene i semi dai quali si ricava un olio dalla straordinarie caratteristiche. L’olio di Rosa Mosqueta, utilizzato da millenni nelle Ande, è un vero toccasana per la pelle. Consigliata per ottenere una pelle vellutata, ma anche contro smagliature e disidratazione.
I suoi semi ricchi di olio, sono stati più volte al centro di ricerche, l'ultima delle quali presentata a Milano dal team di Piergiorgio Pietta, docente di Chimica biorganica all'università di Milano e direttore di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche.
Dai semi si ottiene l'olio di Rosa Mosqueta, una novità nel settore della cosmesi naturale e della nutrizione, almeno per l'Occidente. In Cile, infatti, l'olio è usato da secoli in medicina tradizionale. Negli anni '80, all'università Concepcion (Cile), un gruppo di ricercatori aveva rilevato proprio nei semi un'elevata percentuale di acidi grassi polinsaturi: l'acido linoleico e l'acido alfalinolenico, precursori degli Omega 3 e Omega 6.
Le analisi eseguite di recente dal team di Pietta hanno confermato e “fotografato” l'eccezionale ricchezza di acidi grassi polisanturi (79,9%) dell'olio, così ripartiti: acido linoleico (Omega 6) 44% e acido alfalinolenico (Omega 3) 35%. Inoltre i semi presentano più di 1.500 mg/Kg di tocoferolo (Vitamina E) e più di cinque carotenoidi diversi, essenziali per la sintesi delle vitamine del gruppo A. L'olio è povero di acidi grassi saturi (5,5%) e non contiene né acidi grassi trans né colesterolo.
Sono quindi i semi della Rosa Mosqueta i veri protagonisti della “rigenerazione” epidermica. Gli acidi grassi essenziali che contengono entrano, infatti, nella composizione di tutte le membrane cellulari, impedendo l'accesso alle sostanze tossiche e prevenendo la fuoriuscita di acqua. “Dopo i trent'anni, la pelle comincia a segnarsi, a formare rughe e peggiorare nell'aspetto. L'olio di Rosa del Cile promette di restituire all'epidermide gli acidi grassi essenziali che la nutrono”.
“Utilizzato puro o come componente principale di creme di bellezza - spiegano dalla Italchile srl, primo esportatore e distributore in Italia di olio di Rosa Mosqueta - è estremamente efficace per il trattamento di smagliature, rughe di espressione, cicatrici o semplicemente per contrastare gli inestetismi dovuti all'invecchiamento”.

È un prodotto attivo:
  • Nel rinnovamento dei tessuti cutanei
  • Nell'attuazione degli in estetismi causati da cicatrici e smagliature
  • Nel mantenimento dell'elasticità cutanea
  • Contro l'invecchiamento precoce della pelle
  • Contro la pelle secca e sciupata
  • Contro le rughe d'espressione
  • Contro i danni del sole

lunedì 28 novembre 2016

Sbiancante Zuccari per un sorriso sano.

Dentifricio Sbiancante Protettivo

Dentifricio Sbiancante Protettivo svolge un’azione anti-placca, anti-tartaro e offre un alito più fresco. Con Olio di Neem e Lichene islandico per l’effetto sbiancante, con Clorofilla e rosmarino rinfrescanti dell’alito. Inoltre, contiene Tea Tree ed Echinacea contro placca e tartaro, Vitamine A, C e P. Per non interferire con le cure omeopatiche, il Dentifricio sbiancante protettivo è senza menta. Nuova formula con Stevia!

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Collutorio d'Aloe Multi-attivo contrasta naturalmente placca, tartaro e carie. Svolge un effetto whitening e rinfresca l’alito. Contiene Vitamine B3, B5, B6, C, E ed F, Salvia, Lichene islandico, Clorofilla, Xilitolo, Tea tree, Mirra, Arancio e Biancospino. Con sistema quantycup® che permette di erogare una dose esatta di prodotto, rendendo il prodotto pratico ed evitando sprechi. Per non interferire con le cure omeopatiche.

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sabato 26 novembre 2016

Ipertensione e alimentazione

L’ipertensione è una malattia considerata “cronica” e caratterizzata da un aumento della tensione sanguigna nelle arterie. Il problema è che spesso basterebbe curare l'alimentazione per ritornare a valori considerati normali.
Esistono abitudini alimentari, fattori genetici o malattie che favoriscono l’ipertensione come: 
  • Elevata assunzione di sodio
  • Scarsa produzione di renina
  • Resistenza all’insulina
  • Sovrappeso e obesità
  • Predisposizione genetica
  • Età
Vediamo perciò quali sono gli alimenti che riducono l’ipertensione.
  • Aglio. Questo ingrediente è perfetto per quasi ogni problema di salute ed è per questo che è considerato un antibiotico ultrapotente. Mangiare uno o due spicchi di aglio al giorno, preparato in modi diversi e sempre meglio se a crudo, aiuta a ridurre l'ipertensione e i livelli di colesterolo. Uno spicchio d’aglio a stomaco vuoto è una ricca fonte di allicina, una sostanza in grado di combattere l’ipertensione.
  • Ananas. Questo frutto delizioso è ricco di bromelina, un enzima che aiuta a sciogliere i coaguli e a rendere più fluido il sangue. Bevete del succo d’ananas o mangiatelo a fette a fine pasto almeno una volta a settimana e potrete trarre il meglio da tutti i suoi benefici per il sistema circolatorio.
  • Banana. Questo frutto contiene magnesio e potassio ed è consigliato per coloro che assumono diuretici o medicinali per l’ipertensione, poiché entrambi privano l’organismo di questi due nutrienti essenziali.Aiuterà anche a prevenire i crampi .
  • Carote. Questo ortaggio è ricco di vitamina C e betacarotene, il che lo rende perfetto per prevenire i problemi del sistema circolatorio. Se volete ridurre il colesterolo, proteggere le arterie e prevenire l’aterosclerosi, potete mangiare le carote crude magari aggiungendole alle vostre insalate o nei frullati. 
  • Crucifere. Tutta la famiglia delle crucifere, come i broccoli, il cavolo riccio o i cavoletti di Bruxelles, sono ottimi antiossidanti che aiutano a prevenire la degenerazione delle arterie e a controllare la salute cardiovascolare. Esistono moltissime ricette che includono queste verdure ricche di glucosinolati e altri alleati della salute che vi aiuteranno a regolare la pressione.
  • Curcuma. Questa spezia dal sapore così caratteristico, contiene diverse sostanze che servono a ridurre i trigliceridi e il colesterolo cattivo o LDL. La curcuma è perfetta per prevenire le malattie cardiovascolari. Aggiungetela ai vostri risotti, alla pasta o nei legumi (fave bianche comprese) … Un condimento sano e gustoso!
  • Guava. Questo frutto tropicale è in grado di ridurre il colesterolo cattivo o LDL e di aumentare i livelli di quello buono o HDL e a regolarizzare l'ipertensione. È un’ottima opzione da scegliere a fine pasto, come spuntino di metà mattinata o per preparare un frullato naturale e rinfrescante.
  • Legumi. Lenticchie, ceci, fagioli, piselli… Vi consigliamo di assumerli almeno tre volte a settimana e preparati in modo diverso, così da donare al corpo potassio, magnesio, vitamina B, ferro e fibre. Inoltre, sono ricchi di aminoacidi essenziali e proteine vegetali.
  • Limone. Il limone è un agrume ricco di vitamina C e di flavonoidi. Entrambi questi nutrienti aiutano a mantenere in buono stato le arterie e a migliorarne l’elasticità. Per questo motivo, impediscono al sangue di fare troppa pressione per poter raggiungere il cuore. Usate il limone come condimento nelle insalate o per dare più sapore ai vostri piatti.
  • Pomodoro. Il pomodoro è una fonte di aminoacidi, che aiutano a ridurre l'ipertensione, di licopene, che migliora la circolazione, e di glutatione, un potente antiossidante. Perciò è bene aggiungere pomodori crudi alle insalate.
  • Semi di chia. Si tratta di un’ottima fonte di acidi grassi Omega 3, fibre e magnesio e numerosi altri minerali. Potete aggiungere un cucchiaino di semi di chia al latte, allo yogurt o al succo che prendete a colazione oppure potete aggiungerli a torte, insalate e zuppe. Non dimenticatevi di idratare i semi con dell’acqua per attivarli.

giovedì 24 novembre 2016

Cioccolato, che passione!

Cioccolato, che passione! Basta provare ad assaggiarlo per capire perché il cioccolato viene definito il "cibo degli Dei". Ne basta infatti un quadratino per risvegliare tutti i sensi: ha un colore accattivante ed un profumo travolgente, è caratterizzato da una croccantezza che stimola tatto ed udito.
Ed in oltre…. mangiare cioccolato fa bene all’amore! Favorisce la produzione di una particolare sostanza chimica che entra in azione nel nostro cervello quando Cupido fa centro nel nostro cuore ed è un ottimo coadiuvante per far aumentare il desiderio sessuale.
In più il cioccolato è stato assolto con formula piena dalle accuse di essere solo un alimento ipercalorico, responsabile di "ciccia e brufoli". Anzi sono state esaltate le sue virtù: ricco di ferro, magnesio, fosforo e potassio, inoltre è naturalmente ricco di polifenoli e bioflavonidi, sostanze naturali attualmente studiate per la loro capacità antiossidante. In associazione con altre sostanze, come per i cioccolatini ripieni, le proprietà di questo prezioso alimento si aggiungono a quelle del suo ripieno: lo zenzero, ad esempio, favorisce il riequilibrio della flora batterica intestinale, la cannella stimola le funzioni digestive, le nocciole sono ricche di vitamine E e di fibre.
E sapete chi sono i cioccolatieri più famosi al mondo? Siamo proprio noi italiani che con la nostra produzione artigiana siamo rispettati nel mercato internazionale più dei nostri colleghi francesi.
Un po’ di cioccolato allunga l’esistenza.
Fa bene al cuore, abbassa la pressione e contiene antiossidanti.
Da preferire il fondente, ha le proprietà del vino rosso.
Il cioccolato fa bene al cuore. A provare scientificamente ciò sono stati svolti alcuni studi scientifici. Il primo è stato pubblicato sul "Journal of the American Medical Association": si tratta di 13 adulti, con età compresa fra i 55 e 64 anni, e tutti affetti da ipertensione moderata. La scelta è stata di sottoporli ad un inedito, e non molto doloroso, esperimento: mangiare barrette da 84 grammi di cioccolato ogni giorno per due settimane. Durante questo periodo il gruppo è stato diviso in due: per alcuni si trattava di cioccolato fondente, per gli altri di cioccolato al latte.
Al termine della fase di osservazione è arrivata la sentenza: il cioccolato al latte aveva lasciato sostanzialmente immutata la pressione del sangue, mentre quello fondente aveva contribuito a diminuirla in maniera significativa - facendo calare nel giro di dieci giorni la massima di cinque punti e la minima di due punti - con benefici per il sistema cardiaco. A fare la differenza è stato il polifenolo: una sostanza contenuta nel cioccolato fondente ed alla quale in medicina si attribuiscono anche le doti benefiche per la salute che possiede il vino rosso. L'obbiettivo e proseguire gli studi per tentare di arrivare ad ottimizzare gli effetti del cioccolato al fine di riuscire a trasformarlo nel garante dei valori medi della pressione del sangue: 120 massima, 80 minima. Ad arrivare ad una conclusione analoga a quella dell'Università di Colonia è stato un team di studiosi dell'Istituto nazionale di ricerca sul cibo e la nutrizione di Roma e dell'Università scozzese di Glaslow che hanno pubblicato su "Nature" una ricerca secondo la quale la differenza fra il cioccolato al latte e quello fondente dipende dal fatto che le proteine del latte impediscono all'organismo di assorbire le sostanze antiossidanti contenuto nel cioccolato ovvero i flavonoidi, presenti anche in frutta e verdura.
Robert Eckel, presidente della commissione sul metabolismo e l'attività fisica dell'Associazione cardiaca americana, ha detto: "non bisogna dimenticare il fatto che il cioccolato resta pur sempre del cioccolato per quanto riguarda la composizione dei grassi ed anche se il cacao può avere delle proprietà benefiche abbiamo sull'altro piatto della bilancia degli effetti calorici che possono annullare tali benefici".
Curiosità !
Chissà quante volte lo avete fumato, e senza neanche saperlo: potrà sembrarvi strano, ma sto parlando... del cacao! E' noto a pochi, infatti, che il cacao figura tra gli additivi usati nella preparazione di alcune sigarette. Lo scopo è quello di arricchire e rendere più gradevole il loro bouquet aromatico, e viene usato soprattutto per le sigarette indirizzate al mercato dei giovani. Questa è solo una delle molte notizie strane o curiose che appartengono al vasto mondo del cioccolato e del cacao; notizie che, per la maggior parte, sono sconosciute ai più, appassionati di cioccolato inclusi. E con queste righe voglio cercare proprio di soddisfare la curiosità di cioccofili e non, raccontandovi alcune stranezze e fatti particolari riguardanti il "cibo degli dei".

martedì 22 novembre 2016

Le piaghe da decubito

Le piaghe da decubito, note anche come lesioni da compressione od ulcere da decubito, sono ferite di difficile guarigione, lesioni cutanee che solitamente portano a necrosi del tessuto: le piaghe non interessano solamente gli strati superficiali della cute (epidermide, derma) ma si spingono più in profondità, fino a raggiungere gli strati sottocutanei, la muscolatura e le ossa.
La causa che porta alla formazione di piaghe da decubito non è degenerativa, né infettiva od incognita: le lesioni sono provocate da una posizione statica del soggetto, costretto all'immobilità prolungata per vari motivi, quali ingessatura, rottura delle ossa degli arti, obesità grave, gravidanza a rischio (che obbliga la donna all'immobilità a letto);  talvolta, anche l'uso di farmaci può indurre il soggetto alla permanenza a letto. In simili circostanze, il soggetto è costretto ad assumere una posizione statica, che provoca uno scorretto afflusso ematico locale, perché i vasi sanguigni subiscono una compressione; ne consegue un aumento della pressione che, superando i 40 mm di mercurio, potrebbe provocare l'ostruzione dei vasi, la coagulazione e la morte del tessuto (necrosi).
È opportuno ricordare che le piaghe da decubito si possono prevenire con l'aiuto di familiari o di personale sanitario competente, attento alle necessità del paziente: ogni due - tre ore si dovrebbe aiutare il soggetto a cambiare la posizione, per stimolare la circolazione del sangue; il regime alimentare dovrebbe essere molto attento e regolare, così come l'igiene del corpo: non eccessiva ma adeguata. Inoltre, è opportuno utilizzare degli aiuti specifici e mirati per la prevenzione delle piaghe, come cuscini, materassi, disinfettanti, bende, medicazioni ecc.; il personale ospedaliero, o i familiari, devono anche considerare eventuali patologie pre-esistenti (per es. disturbi epatici, metabolici, neurologici).
La prevenzione delle piaghe da decubito è indispensabile per il buono stato di salute del soggetto; infatti, le lesioni che possono conseguire ad un'immobilità forzata possono provocare effetti di gravissima entità, intaccando anche tessuto muscolare ed osseo. Il danno provocato, tanto maggiore quanto più lungo è il tempo di immobilità, può essere tale da indurre anche la morte della persona: proprio per questa ragione è indispensabile l'ausilio del personale competente, che può e deve prevenire conseguenze più gravi.
Le piaghe da compressione non si possono considerare ferite “normali”, poiché non riescono a guarire spontaneamente, anzi tendono a cronicizzare; in base alla gravità della piaga si possono utilizzare dei rimedi naturali (per ulcere di bassa entità) o farmaci (se le piaghe degenerano negli stadi critici raggiungendo muscolo ed osso).
Il livello di minor pericolosità è caratterizzato da eritema, ispessimento, indurimento della cute e perdita del colore naturale della pelle; poi la lesione può progredire manifestando lesioni, vesciche o abrasioni a livello dell'epidermide e del derma. Se il danno diventa sempre più consistente, potrebbe intaccare vaste aree provocando la degenerazione e la morte del tessuto sottocutaneo (necrosi), coinvolgendo leggermente quello muscolare. Nell'ultimo stadio, che si configura il più rischioso per la sopravvivenza del soggetto, la lesione si estende dai muscoli alle ossa, dai tendini alle cartilagini.
Per quanto riguarda le cure e i trattamenti possibili, se la piaga da decubito è di bassa entità e reversibile, l'utilizzo di prodotti erboristici mirati potrebbe essere una buona soluzione, ovviamente previa indicazione del medico. Se, invece la lesione è più grave l'esperto deve indirizzare il paziente all'utilizzo di farmaci adeguati in grado di impedire la cronicizzazione della piaga e di attivare i processi di riparazione del tessuto danneggiato.
L'uso topico di sostanze disinfettanti (come i moderni nanocristalli d'argento) è un buon ausilio per ridurre i batteri che si sono insediati nella ferita da decubito: le sostanze antibatteriche aiutano non solo a creare un equilibrio della carica batterica, ma anche a diminuire la formazione di corpi necrotici e fibrina, riducendo la frequenza di medicazione delle piaghe.

lunedì 21 novembre 2016

La vitamina D3

La vitamina D3 appartiene al gruppo delle vitamine D, fondamentali per avere ossa forti, sistema immunitario resistente e combattere la depressione. Perché è importante non avere una carenza di questa vitamina?
La vitamina D3 è una dei nutrienti più importanti che non devono mancare nella nostra dieta: la sua funzione principale è quella di fornire un fondamentale rafforzamento al nostro sistema immunitario, ai muscoli e alle ossa, oltre ad essere un ottimo naturale contrasto alla depressione. Viene prodotta dall'organismo e attivata direttamente dalla luce solare, motivo per cui esporsi al sole con le dovute precauzioni è molto importante per il corretto assorbimento di questa vitamina.
La funzione principale della vitamina D3 è quella del rafforzamento delle ossa: la luce solare attiva il processo di produzione di un precursore della vitamina D da un composto simile al colesterolo, che successivamente si trasforma nella vitamina D3. L'esposizione alla luce solare tende a "fissare" proprio questa tipologia di vitamine e per questo è utilissima per contrastare l'insorgenza dei disordini autoimmuni e delle malattie depressive, che tendono a colpire le persone che stanno poco alla luce o più maggiormente esposte al disturbo stagionale legato alla scarsa esposizione al sole.
Per vitamina D si intende un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Le due più importanti forme nella quale la vitamina D si può trovare sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo), entrambe le forme dall'attività biologica molto simile. Il colecalciferolo (D3), derivante dal colesterolo, è sintetizzato negli organismi animali, mentre l'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
La vitamina D ottenuta dall'esposizione solare o attraverso la dieta è presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due reazioni di idrossilazione per essere trasformata nella forma biologicamente attiva, il calcitriolo.
In Italia l'80% della popolazione è carente: l'insufficienza di vitamina D interessa circa la metà dei giovani italiani nei mesi invernali. La condizione carenziale aumenta con l'avanzare dell'età sino ad interessare la quasi totalità della popolazione anziana italiana che non assume supplementi di vitamina D.
Le prime alterazioni, in caso di vitamina D sotto la norma, consistono in: diminuzione dei livelli sierici di calcio e fosforo con conseguente iperparatiroidismo secondario ed aumento della concentrazione di fosfatasi alcalina. Successivamente si hanno alterazione dei processi di mineralizzazione con rachitismo (nel bambino) ed osteomalacia (nell'adulto) e debolezza muscolare, deformazione ossea e dolori. Alcuni studi del 2006 hanno portato alla luce come la carenza di vitamina D possa essere collegata con la sindrome influenzale, altri del 2009correlano la carenza della vitamina con il manifestarsi della sclerosi multipla.
Particolarmente seria è la condizione delle donne in gravidanza. Studi recenti rivelano che più del 66% delle donne è carente di vitamina D, ovvero il livello nel sangue di 25(OH)D è minore di 30 ng/ml, e questi risultati sono indipendenti dalla stagionalità e dall'assunzione della supplementazione consigliata: questi dati fanno emergere come la quantità di vitamina D prevista nei prodotti multivitaminici per le neo-mamme sia totalmente inadeguata.
Assumere la quantità giusta di questa vitamina è importantissimo, perché una carenza di vitamina D3 è pericolosa per la salute delle nostre ossa, dato che espone maggiormente al rischio di fratture. Il modo migliore per assumere la vitamina D3 è naturalmente l'alimentazione: i cibi più ricchi sono il pesce (soprattutto il salmone, la trota, le aringhe), i frutti di mare e il latte vaccino, ma non vanno trascurati i cereali e la soia, tra cui anche i suoi prodotti derivati. Per la gioia di chi ama l'alimentazione vegana anche frutta e alla verdura sono ricchi di vitamina D3: vale la pena consumare molte arance, il cui succo è una fonte importante, e tra i vegetali i funghi sono la migliore fonte.

Livelli di assunzione e tossicità

Le Linee Guida elaborate dalla Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS), affermano che "In presenza di deficit severo vanno somministrate dosi cumulative di vitamina D variabili tra 300.000 ed 1.000.000 di UI, nell'arco di 1-4 settimane".
Durante la gravidanza e l'allattamento le richieste di vitamina D aumentano per far fronte alla maturazione dello scheletro del feto e del neonato. Generalmente l'esposizione alla luce dovrebbe mantenere dei livelli adeguati, ma alle latitudini italiane da ottobre a marzo questo non è possibile e si possono verificare stati carenziali sia per la mamma che per il nascituro. La carenza di vitamina D è particolarmente frequente in Italia, specie negli anziani e nei mesi invernali, la carenza è tanto comune e di tale entità che l'86% delle donne italiane sopra i 70 anni presenta livelli ematici di 25(OH)D inferiori ai 10 ng/ml alla fine dell'inverno.
In caso di prolungata assunzione di vitamina, superiore a 10.000 UI/die, si possono verificare fenomeni di tossicità acuta o cronica con comparsa di nausea, diarrea, ipercalciuria, ipercalcemia, poliuria, calcificazione dei tessuti molli. Generalmente ciò può avvenire allorché i livelli circolanti di vitamina D superano i 100 ng/ml: per ripristinare una condizione di normalità è sufficiente sospendere o ridurre l'integrazione. In letteratura tutti i casi di tossicità pubblicati sono per dosi superiori a 40.000 UI giornaliere.


sabato 19 novembre 2016

Colazione sana e parti alla grande.

La colazione, ovvero il primo pasto della giornata rappresenta lo scoglio più grande per chi si occupa di nutrizione: abitudini, condizionamenti, resistenze spesso spingono a scelte non opportune che poi risultano difficile da scardinare. Eppure basterebbe ascoltare i segnali del proprio organismo, che in genere sa cosa gli è più congeniale. Ecco qualche consiglio utile per aiutarti a scegliere la colazione migliore per te.

È davvero necessario fare colazione ogni mattina?

Sono molte le persone che, complice l’immancabile “mancanza di tempo”, sacrificano la colazione pensando così di risparmiare un po’ di calorie, per poi essere colti poco dopo da una fame da lupi che spinge di corsa verso le famigerate macchinette o dentro il bar più vicino, portando a scelte ben peggiori di una colazione casalinga.
In linea di massima la colazione va sempre fatta: rappresenta il pasto che segue il lungo digiuno notturno e che fornisce la carica per affrontare la giornata. Spesso però, contro questa buona abitudine intervengono due fattori di disturbo:
  • l’assenza di fame al mattino: alcune persone preferiscono non mangiare, oppure si limitano a un caffè. Di solito questo succede quando si mangia tardi e in abbondanza la sera, cosa che prolunga la digestione e sovraccarica il lavoro notturno del fegato, abolendo l’appetito al risveglio;
  • il fattore “costituzionale”, tipico cioè delle persone “epatiche”, quelle in cui il fegato lavora sempre con un po’ più di difficoltà, che si alzano la mattina ancora stanche, con la bocca amara e l’intestino pigro, che hanno bisogno di un po’ di tempo (e del caffè!) per carburare. In questi soggetti non ha molto senso forzare con colazioni pantagrueliche, va piuttosto “aggiustata” la cena, per non aggravare ulteriormente il fegato, e programmata una piccola colazione dolce che assecondi le appetenze e ammorbidisca le tensioni caratteristiche di questa costituzione: una fetta di crostata casalinga, il pane casereccio con il miele o la marmellata, qualche biscotto di ottima qualità sono semplici esempi di solito molto graditi.

È meglio la colazione dolce o quella salata?

Come abbiamo visto, gli aspetti costituzionali possono influenzare questa scelta, che va rispettata, ma molte volte nel nostro Paese la preferenza della colazione è più che altro condizionata da abitudini sociali e, diciamolo pure, dalla pubblicità.
La storia della colazione ci racconta che questo primo pasto in passato non differiva molto dagli altri in termini di varietà di cibi, anzi, spesso era costituito dagli avanzi della cena precedente. In tempi più recenti, quando la disponibilità economica per la maggior parte della popolazione è migliorata e l’industria alimentare ha iniziato un’espansione colossale, le scelte si sono spostate verso alimenti più dolci, considerati da sempre un lusso che finalmente ci si poteva concedere.
Fette biscottate, frollini, marmellata, cornetti, brioche, sempre più confezionati e meno fatti in casa, sono diventati i protagonisti della colazione italiana; ad essi si sono poi aggiunti cereali soffiati, cornflakes, gallette, creme spalmabili e ogni altro alimento industriale presentato inevitabilmente come esempio di equilibrio, salute, leggerezza. Purtroppo non è proprio così.
La maggior parte delle proposte per la colazione contengono un eccesso di zuccheri semplici che possono minare l’equilibrio glicemico, con ripercussioni importanti sulla salute. A parte i soggetti “epatici”, le altre tipologie costituzionali possono giovarsi egregiamente di colazioni più ricche, a cui spesso rinunciano pensando che non siano sane. Via libera, invece, a un’ampia scelta tra pane, frutta, miele, marmellata, burro, olio, uova, pesce, formaggio, affettati, yogurt bianco naturale, frutta secca, cioccolato e ogni combinazione che risulti stuzzicante, in cui associare tra loro carboidrati, sia semplici che complessi, grassi e, se gradite, anche proteine.

È giusto evitare i grassi durante la prima colazione?

A dispetto della grande diffusione dei cibi light, i grassi sono fondamentali per dare energia, per mantenere integre le membrane cellulari, per la sintesi di ormoni, per trasmettere gli impulsi nervosi (il cervello è costituito per il 60% da grassi); ma c’è un aspetto che viene spesso sottovalutato in questa moderna e quanto mai confusa guerra ai lipidi: la sazietà. Una colazione adeguatamente ricca di grassi “buoni” (che tenga cioè alla larga tutti quei grassi artificiali come margarine, burri modificati, oli vegetali raffinati non spremuti a freddo), mantiene un senso di appagamento per tutta la mattina ed evita i tristemente noti picchi glicemici, consentendo di arrivare al pranzo senza incorrere a pericolosi spuntini ricchi di zuccheri.
Lo sa bene chi, pur avendone voglia, in nome della linea rinuncia al burro sul pane con la marmellata, salvo poi sgranocchiare uno snack già dopo meno di un paio di ore.

Colazione sana e parti alla grande.

La colazione, ovvero il primo pasto della giornata rappresenta lo scoglio più grande per chi si occupa di nutrizione: abitudini, condizionamenti, resistenze spesso spingono a scelte non opportune che poi risultano difficile da scardinare. Eppure basterebbe ascoltare i segnali del proprio organismo, che in genere sa cosa gli è più congeniale. Ecco qualche consiglio utile per aiutarti a scegliere la colazione migliore per te.

È davvero necessario fare colazione ogni mattina?

Sono molte le persone che, complice l’immancabile “mancanza di tempo”, sacrificano la colazione pensando così di risparmiare un po’ di calorie, per poi essere colti poco dopo da una fame da lupi che spinge di corsa verso le famigerate macchinette o dentro il bar più vicino, portando a scelte ben peggiori di una colazione casalinga.
In linea di massima la colazione va sempre fatta: rappresenta il pasto che segue il lungo digiuno notturno e che fornisce la carica per affrontare la giornata. Spesso però, contro questa buona abitudine intervengono due fattori di disturbo:
  • l’assenza di fame al mattino: alcune persone preferiscono non mangiare, oppure si limitano a un caffè. Di solito questo succede quando si mangia tardi e in abbondanza la sera, cosa che prolunga la digestione e sovraccarica il lavoro notturno del fegato, abolendo l’appetito al risveglio;
  • il fattore “costituzionale”, tipico cioè delle persone “epatiche”, quelle in cui il fegato lavora sempre con un po’ più di difficoltà, che si alzano la mattina ancora stanche, con la bocca amara e l’intestino pigro, che hanno bisogno di un po’ di tempo (e del caffè!) per carburare. In questi soggetti non ha molto senso forzare con colazioni pantagrueliche, va piuttosto “aggiustata” la cena, per non aggravare ulteriormente il fegato, e programmata una piccola colazione dolce che assecondi le appetenze e ammorbidisca le tensioni caratteristiche di questa costituzione: una fetta di crostata casalinga, il pane casereccio con il miele o la marmellata, qualche biscotto di ottima qualità sono semplici esempi di solito molto graditi.

È meglio la colazione dolce o quella salata?

Come abbiamo visto, gli aspetti costituzionali possono influenzare questa scelta, che va rispettata, ma molte volte nel nostro Paese la preferenza della colazione è più che altro condizionata da abitudini sociali e, diciamolo pure, dalla pubblicità.
La storia della colazione ci racconta che questo primo pasto in passato non differiva molto dagli altri in termini di varietà di cibi, anzi, spesso era costituito dagli avanzi della cena precedente. In tempi più recenti, quando la disponibilità economica per la maggior parte della popolazione è migliorata e l’industria alimentare ha iniziato un’espansione colossale, le scelte si sono spostate verso alimenti più dolci, considerati da sempre un lusso che finalmente ci si poteva concedere.
Fette biscottate, frollini, marmellata, cornetti, brioche, sempre più confezionati e meno fatti in casa, sono diventati i protagonisti della colazione italiana; ad essi si sono poi aggiunti cereali soffiati, cornflakes, gallette, creme spalmabili e ogni altro alimento industriale presentato inevitabilmente come esempio di equilibrio, salute, leggerezza. Purtroppo non è proprio così.
La maggior parte delle proposte per la colazione contengono un eccesso di zuccheri semplici che possono minare l’equilibrio glicemico, con ripercussioni importanti sulla salute. A parte i soggetti “epatici”, le altre tipologie costituzionali possono giovarsi egregiamente di colazioni più ricche, a cui spesso rinunciano pensando che non siano sane. Via libera, invece, a un’ampia scelta tra pane, frutta, miele, marmellata, burro, olio, uova, pesce, formaggio, affettati, yogurt bianco naturale, frutta secca, cioccolato e ogni combinazione che risulti stuzzicante, in cui associare tra loro carboidrati, sia semplici che complessi, grassi e, se gradite, anche proteine.

È giusto evitare i grassi durante la prima colazione?

A dispetto della grande diffusione dei cibi light, i grassi sono fondamentali per dare energia, per mantenere integre le membrane cellulari, per la sintesi di ormoni, per trasmettere gli impulsi nervosi (il cervello è costituito per il 60% da grassi); ma c’è un aspetto che viene spesso sottovalutato in questa moderna e quanto mai confusa guerra ai lipidi: la sazietà. Una colazione adeguatamente ricca di grassi “buoni” (che tenga cioè alla larga tutti quei grassi artificiali come margarine, burri modificati, oli vegetali raffinati non spremuti a freddo), mantiene un senso di appagamento per tutta la mattina ed evita i tristemente noti picchi glicemici, consentendo di arrivare al pranzo senza incorrere a pericolosi spuntini ricchi di zuccheri.
Lo sa bene chi, pur avendone voglia, in nome della linea rinuncia al burro sul pane con la marmellata, salvo poi sgranocchiare uno snack già dopo meno di un paio di ore.

venerdì 18 novembre 2016

Stress: 10 segnali di avvertimento

COS'È LO STRESS
Lo stress è una reazione tipica di adattamento del corpo ad una generico cambiamento fisico o psichico. L'uomo segue i seguenti cicli: rilassamento, stato di allarme, tensione e reazione alla situazione di allarme. Lo stress può essere aggravato anche da propri stimoli stressanti interni. L’importante è che lo stress “dannoso” non prenda il sopravvento. Come possiamo allora far pendere la bilancia verso lo " stress buono”, quello che ci spinge avanti e ci da la carica? Imparando a gestirlo in modo corretto ed aiutandoci con ciò che di meglio ci mette a disposizione la scienza.
COSA FARE
Si parla di gestire lo stress non di eliminarlo completamente, proprio perché lo stress è una caratteristica della vita. Si può agire intervenendo direttamente sugli stimoli stressanti, modificando i pensieri che generano dall'evento stressante, attraverso tecniche di rilassamento. La prima cosa da fare è cercare di riportare ai livelli normali l'orologio interno.
Quali possono essere invece i suoi sintomi ed i segnali di avvertimento della presenza di una condizione di stress? Ecco dieci di essi.

1) Nausea e vomito

Nausea e vomito comparsi senza una motivazione apparente potrebbero essere considerati tra i segnali di avvertimento di uno stato di stress incipiente. Se nausea a vomito si prolungano per un periodo di tempo consistente, presentandosi con regolarità, ci si potrebbe trovare di fronte ad una vera e propria sindrome legata a stati d'ansia e di affaticamento psico-fisico. In simili casi è necessario integrare con acqua i liquidi persi e cercare di risalire alla reale fonte del disturbo, in modo da poterlo affrontare al meglio.

2) Caduta dei capelli

Lo stress è ritenuti tra le cause che possono generare la caduta dei capelli. Allo stress sono correlate alopecia aerata e sindromi più gravi, in grado di provocare una perdita di capelli consistente in poco tempo. A volte potrebbe non essere semplice ricollegare la perdita di capelli ad una situazione di stress, in quanto essa potrebbe avere luogo anche mesi dopo aver vissuto un evento stressante, a parere dell'American Osteopatic College of Dermatology.

3) Sanguinamento nasale

La correlazione tra sanguinamento nasale e condizione di stress si troverebbe al momento in corso di accertamento, ma alcuni sudi hanno evidenziato come vi possano essere pazienti esposti a tale problema nel corso di un periodo stressante. Secondo il British Medical Journal, ciò potrebbe essere dovuto agli sbalzi di pressione che potrebbero essere presenti per via dello stress. Un aiuto naturale per riequilibrare la pressione sanguigna è costituito dall'infuso di fiori di ibisco, meglio conosciuto come karkadè.

4) Difficoltà di memoria

Le difficoltà di memoria potrebbero rappresentare un segnale di stress, in quanto secondo lo psicologo Jeffrey Rossman lo stress cronico sarebbe in grado di esporre l'ippocampo, l'area del cervello che controlla la memoria a breve termine, ad eccessivi livelli di cortisolo. Ciò può inibire la capacità del cervello di ricordare le informazioni apprese poco tempo prima. Identificare e rimuovere le cause dello stress potrebbe rappresentare un primo passo per risolvere il problema.

5) Difese immunitarie indebolite

L'indebolimento delle difese immunitarie costituisce uno dei più frequenti segnali di stress. Ciò è dovuto al rilascio da parte dell'organismo in modo eccessivamente prolungato di catecolamine, ormoni che contribuiscono alla regolazione del sistema immunitario, ma che in dosi eccessive possono interferire proprio con tale processo. Uno dei rimedi più semplici per allentare lo stress, scaricare le tensioni e rafforzare il sistema immunitario è costituito dall'esercizio fisico.

6) Sudorazione eccessiva

La sudorazione eccessiva può rappresentare un evidente e fastidioso segnale di stress. Essa può interessare in maniera particolare le zone delle mani e dei piedi. Nei casi più gravi di sudorazione eccessiva ci si potrebbe trovare di fronte ad iperidrosi. Lo yoga e la meditazione possono essere d'aiuto contro questo specifico sintomo di stress ed in generale per affrontare tale condizione.

7) Sindrome del colon irritabile

La sindrome del colon irritabile può essere legata ad una condizione di stress. Secondo studi recenti, lo stress può essere in grado di provocare modifiche nell'interazione tra intestino e cervello, responsabili dell'infiammazione che conduce al manifestarsi di tale sindrome. Un aiuto per la soluzione di tale problema intestinale potrebbe essere rappresentato dall'assunzione dei probiotici, ma sarebbe nel contempo consigliabile cercare di individuare le cause dello stress.

8) Tensioni muscolari

Improvvisa tensione muscolare, comparsa di tic nervosi, irrigidimento nei movimenti e comparsa di dolori. Ecco alcuni segnali fisici che potrebbero essere correlati ad una condizione di stress dovuta ad un eccessivo accumulo di tensioni di tipo psicologico ed emotivo che si manifestano attraverso l'organismo. Yoga, meditazione ed esercizi di rilassamento possono essere utili per sciogliere le tensioni ad ogni livello.

9) Amenorrea ed impotenza

I segnali di stress possono presentarsi in maniera differente negli uomini e nelle donne, coinvolgendo la sfera della salute sessuale. Per quanto riguarda le donne, attraversare situazioni molto stressanti potrebbe condurre alla scomparsa del ciclo mestruale (amenorrea) per periodi più o meno prolungati. Negli uomini lo stress viene considerato tra le cause più frequenti di impotenza.

10) Eczemi e psoriasi

Eczemi, psoriasi e manifestazioni cutanee di vario genere possono essere annoverate tra i segnali di avvertimento di una condizione di stress. Essi possono manifestarsi infatti con maggiore frequenza nelle persone soggette a forti tensioni e preoccupazioni. In caso di psoriasi, è possibile ricorrere ad alcuni rimedi naturali per alleviarne i sintomi.

giovedì 17 novembre 2016

10 abitudini per aumentare il metabolismo

Se si vuole migliorare la vostra salute o perdere peso, la prima cosa a cui dobbiamo prestare attenzione, dovrebbe essere il nostro metabolismo: è di grande importanza la fonte di energia e i nutrienti che vengono forniti alle cellule del nostro corpo. Le disfunzioni metaboliche di solito provoca l'eccesso di peso.
  1. Pianificare i pasti. Il nostro corpo è intelligente. Si aspetta di essere alimentato ad una certa ora e in modo che utilizzi un po' più della sua energia per il suo metabolismo di base, sapendo che riceverà più energia presto. Ma se il vostro programma nutrizionale è irregolare, il corpo immagazzina energia invece di usarlo, perché non è sicuro di ricevere presto nuovo nutrimento. Mangiare ogni 3-4 ore aiuterà il vostro corpo di utilizzare tutta la sua energia. 
  2. Bere più liquidi. Assumere liquidi sufficienti contribuisce al buon metabolismo. Quando il corpo è privato di acqua, si bruciano meno calorie. Inoltre, il fegato si concentra sul ripristino del rifornimento idrico e non presta meno attenzione a bruciare i grassi. È per questo che si dovrebbe bere di più! Se non siete abituati a bere molta acqua, utilizzate il tè. Il tè verde è ottimo quando si ha bisogno di soddisfare idratazione e dimagrimento. 
  3. Essere fisicamente attivi. Qualsiasi tipo di attività fisica, sia essa jogging, camminare, ballare, o palestra, contribuisce ad un metabolismo più veloce. esercizi di forza sono i migliori, in quanto promuovono una crescita più rapida del tessuto muscolare. I nostri muscoli richiedono energia anche quando siamo a riposo. Ecco perché il modo migliore per accelerare il metabolismo è quello di fare i tuoi esercizi di resistenza con regolarità. 
  4. Svegliarsi presto. La luce del sole ha un impatto sul metabolismo pure. Il sole del mattino aiuta l'organismo a regolare i processi biologici che dipendono l'alterazione del giorno e della notte, che, a loro volta, sono di vitale importanza per il consumo di energia. 
  5. Non eliminare i carboidrati. Attenti alle diete che tendono ad eliminare i carboidrati. Al fine di sintetizzare correttamente serotonina, è necessario un livello sufficiente di carboidrati. La mancanza di carboidrati può avere un effetto negativo sulla vostra attività cerebrale, ed è stressante per il vostro corpo. Sì, si perde peso, ma a causa della perdita di liquido, non di grassi. 
  6. Fai spuntini intelligenti. L'energia che si ottiene dal cibo di solito dura per 3 o 4 ore.Poi il corpo inizia a consumare la sua energia dalla combustione corretta il proprio grasso.spuntini costante impedisce il grasso corporeo di essere bruciato, ed è così che l'aumento di peso. Se sei un fan di patatine, panini e dolci, si deve essere consapevoli dell'apporto calorico che questi cibi offrono. Meglio preferire la frutta secca come mandorle o pistacchi. 
  7. Usa il sale iodato o il sale rosa. Una carenza di iodio influenza negativamente la tiroide, che, a sua volta, ha un impatto negativo sul metabolismo. Il sale bianco, diversamente da sale rosa, crea molta ritenzione liquida. 
  8. Mangia biologico. prodotti non biologici sono realizzati con vari additivi: animali nutriti con antibiotici e ormoni della crescita, le piante coltivate con fertilizzanti minerali sintetici e pesticidi ... Non suona allettante, vero? Iniziare a mangiare con consapevolezza e saggezza. 
  9. Attenzione ai valori di ferro nel sangue. La carenza di ferro porta ad avere muscoli poco ossigenati. Perciò sono importanti alimenti come carne, pesce, e le mele. 
  10. Controlla lo stress. La maggior parte dei problemi di metabolismo hanno a che fare con la nostra incapacità di far fronte allo stress. Quando siamo stressati, la nostra tiroide rallenta il nostro metabolismo, che porta ad un aumento di peso.
Prenditi cura della tua salute!

mercoledì 16 novembre 2016

Probiotici: batteri che proteggono la salute.

I probiotici, o batteri fermentativi, sono presenti in alimenti come gli yogurt (sia di natura vegetale che di natura lattea), le olive e i crauti, e fanno parte anche del nostro intestino.
I probiotici fanno parte della famiglia dei batteri, diversi però dai batteri patogeni che sono causa di infezioni e malattie che il nostro sistema immunitario doveva combattere. Non tutti i batteri sono uguali, e che alcuni di essi possono aiutarci a proteggere la nostra salute, i probiotici appunto. 
Da un punto di vista nutrizionale, i probiotici possono produrre delle sostanze nutritive coma la vitamina K, la vitamina B12 e l’acido folico, che vengono assorbiti e metabolizzati dal nostro organismo. Possono incidere nel processo di depurazione ed eliminazione di tossine che arrivano fino all’intestino. Fanno fermentare fibre dietetiche con le quali producono acidi grassi a catena corta che nutrono e stimolano il rinnovamento e la crescita delle nostre cellule intestinali. Contribuiscono ad abbassare il livello di colesterolo, migliorano il transito intestinale e prevengono la stitichezza. Possono perfino stimolare il nostro sistema immunitario aiutando così a prevenire infezioni.
Ognuno di noi possiede tra 300 e 600 specie diverse di probiotici, e scoprire in che modo può aiutarci ognuna di esse è un’impresa ardua per i ricercatori. Per il momento conosciamo già i benefici che alcuni ceppi batterici esercitano sulla digestione:

BIFIDOBACTERIUM LONGUM

Aiuta a ridurre le infiammazioni intestinali e aiuta a prevenire il cancro al colon.

LACTOBACILLUS REUTERI 

Contribuisce a prevenire le infezioni intestinali virali e riduce la durata della gastroenterite. Fa parte di questo ceppo batterico anche una sottospecie chiamata L. reuteri pylopass, che si è dimostrata utile per ridurre la presenza nello stomaco dell’Helicobacter pylori, un microorganismo che interviene nell’insorgere dell’ulcera gastrica e del cancro allo stomaco.

LACTOBACILLUS ACIDOPHILUS 

Allevia i casi di intolleranza al lattosio, aiuta a prevenire il cancro al colon, riduce il livello del colesterolo sanguigno e previene le infezioni urogenitali.

LACTOBACILLUS PLANTARUM 

Allevia i sintomi delle infiammazioni intestinali.

LACTOBACILLUS RHAMNOSUS 

Riduce il rischio di diarrea e di sviluppare problemi intestinali di natura infiammatoria, previene e diminuisce malattie atopiche, inibisce la produzione di sostanze cancerogene e normalizza la permeabilità intestinale, oltre a ridurre i rischi di infezioni respiratorie e dentali.

STREPTOCOCCUS TERMOPHILUS 

Diminuisce le probabilità di diarrea virale infantile e della diarrea del viaggiatore e allevia i casi di infiammazioni intestinali.
Perché i probiotici possano apportare realmente dei benefici all’organismo, è necessario che arrivino vivi all’intestino, superando la barriera acida dello stomaco; per riuscirci si può ricorrere a integratori elaborati con ceppi batterici bioattivi, più resistenti, cioè, agli attacchi degli acidi gastrici. È anche possibile combinare questi batteri con fibre prebiotiche che fungono da alimento per questi microorganismi. Le combinazioni di prebiotici e batteri probiotici vengono denominate simbiotici.


martedì 15 novembre 2016

Cardamomo: in India è la regina delle spezie

Il cardamomo è una spezia. Il nome indica propriamente la Elettaria, una specie di pianta tropicale della famiglia delle Zingiberaceae (la stessa famiglia dello Zenzero). Era conosciuto fin dai tempi dei Greci e dei Romani, che lo utilizzavano per produrre profumi, ed è attualmente nota come la terza spezia più cara al mondo dopo zafferano e vaniglia.
Il frutto si presenta come una capsula contenente tanti piccoli semi di colore marrone-nero. I semi sono utilizzati come spezie, ma poiché perdono molto rapidamente il proprio aroma, comunemente viene conservata e commercializzata l'intera capsula, generalmente essiccata. Al momento dell'uso, la capsula viene rotta e i semi utilizzati sciolti o macinati.
I semi del cardamomo hanno un tipico sapore floreale e di limone, e ricordano l'odore dell'eucalipto. Il gusto è fresco e pungente, ed esalta i piatti a base di riso, i dolci e le bevande calde. Insieme alla curcuma e zenzero è uno degli ingrediente del curry, tipico condimento indiano. Negli ultimi anni si sta riscoprendo questa spezia in cucina, anche se in Europa non è ancora molto utilizzata, se non in pasticceria, per dolci particolari e noti, come il Pan di Zenzero (pain d’epices). In Scandinavia, questa spezia esalta il sapore delle marinate, del vin brulé, e delle preparazioni a base di carne. Fa parte anche degli ingredienti per preparare l'acquavite e una famosa bevanda svedese, il glogg . Il cardamomo invece è utilizzato abitualmente nei pasti asiatici ed orientali, in particolare nella cucina indiana. Nel Medio Oriente, il cardamomo è utilizzato per aromatizzare il caffè.
Il cardamomo ha molte virtù medicinali e alcuni trattati antichi di medicina fanno risalire l'utilizzo di questa spezia a diversi secoli prima di Cristo. Inoltre, alcuni trattati testimoniano l'impiego di questa spezia in preparazioni destinate alla cura di irritazioni alla gola. Ha proprietà carminative, riducono cioè i gonfiori addominali.

In caso di mal di stomaco e singhiozzo l'essenza di cardamomo è in grado di favorire la digestione e rilassare il diaframma.
Per evitare il gonfiore addominale causato da alcuni cibi, come i cavoli, i cavolfiori, i broccoli, i legumi, le verdure cotte in genere, si possono mettere alcuni semi (3 o 4,) durante la cottura dei cibi, senza che ne sia particolarmente alterato il sapore.
Un infuso di cardamomo può essere utilizzato per sciacqui per rendere gradevole l'alito, oppure masticarne qualche baccello dopo un pasto pesante, per favorire la digestione e profumare l'alito.
Questa spezia si rivela ottima anche contro il mal di denti e le infiammazioni alle gengive.
AVVERTENZE E CONTROINDICAZIONI DEL CARDAMOMO
Quando acquistate il cardamomo fate attenzione, esiste infatti una variante falsavenduta con lo stesso nome. Si tratta in questo caso del cardamomo nero una specie differente (Amomum subulatum) meno pregiata e dal diverso sapore rispetto all'Elettaria Cardamomum. Come riconoscere il vero cardamomo? I frutti devono essere di colore verde e non nero.
Per quanto riguarda le controindicazioni, l’assunzione di cardamomo è sconsigliata in gravidanza e allattamento oltre che in caso di calcoli biliari.


lunedì 14 novembre 2016

L'Ortica così disprezzata eppur così utile

L’Ortica (Urtica dioica) è una pianta della famiglia delle Urticaceae, cresce abbondantemente in tutta l’Europa e in America del Nord. Legata ai terreni argillosi e ricchi di materie organiche, questa pianta vivace, nemica dell’uomo che la estirpa ovunque cresca, è soprattutto conosciuta per l’irritazione immediata e violenta, dolorosa come una bruciatura, che provoca quando i suoi peli “si introducono nella pelle”. In realtà, questa pianta dissimula sotto questo aspetto detestabile le sue immense virtù terapeutiche, contenute sia nella foglia sia nella radice, ed è apprezzata dalla medicina tradizionale da molto tempo.
La parte aerea dell’Ortica racchiude numerosi principi attivi: vitamine del gruppo B (B2, B5 e B9 (acido folico)), A, C, E, minerali come il magnesio, il ferro, il silicio e oligoelementi (rame, zinco).
È la sua ricchezza in silicio, zinco, ma anche in vitamine che la rendono molto interessante per il trattamento delle unghie fragili e dei capelli deboli e con doppie punte. Agisce anche stimolando la ricrescita dei capelli. La sua azione benefica nella cura dell’acne e di parecchie altre irritazioni cutanee (eczema infantile e eczema nervoso) si esercita grazie all’effetto antinfiammatorio dello zinco.
È un buon rimineralizzante che, grazie al ferro e all’acido folico, può essere raccomandato per trattare le cartilagini consumate nelle persone che soffrono di artrosi o di reumatismi, in particolare durante la menopausa.
La grande quantità di principi attivi noti, e altri ancora non studiati a fondo nel loro insieme, fanno dell'ortica una delle piante con il maggior numero di proprietà medicinali. Le foglie contengono clorofilla in abbondanza, il colorante verde del mondo vegetale (la cui composizione chimica è molto simile a quella dell'emoglobina che tinge di rosso il nostro sangue) che conferisce alla pianta una spiccata proprietà antianemica. Si usa contro l'anemia causate da mancanza di ferro o da perdite di sangue, perché il ferro e l’acido folico, in essa contenuti, stimolano la produzione dei globuli rossi.
La pianta possiede anche proprietà vasocostrittrice (contrae i vasi sanguigni) ed emostatica (ferma le emorragie), quindi è impiegata specialmente nei casi di emorragie nasali e uterine. È utilissima inoltre per le donne che soffrono di mestruazioni abbondanti.
Ha inoltre azione depurativa, diuretica e alcalinizzante: è indicata in caso di gotta, affezioni reumatiche, di artrite, di calcoli renali, di renella e iperglicemia e cistite; e in generale, quando occorre produrre un'azione disintossicante.
L'ortica ha una grande capacità di alcalinizzare il sangue e facilita l'eliminazione dei residui acidi del metabolismo, che sono strettamente legati a tutte queste malattie.
Grazie alla presenza di tannini possiede anche proprietà astringenti ed è perciò usata con successo per fermare la per fermare la diarrea, in caso di colite o di dissenteria.
Infine l’ortica possiede un’azione galattogena, dovuta alla capacità di aumentare la secrezione del latte materno, e perciò è consigliabile durante l'allattamento.

Controindicazioni dell'ortica

L'assunzione dell'ortica è sconsigliata durante la gravidanza perché stimola la motilità dell'utero.  Tutta la pianta è ricoperta da una peluria urticante che può causare allergia e irritazioni. Infine, date le proprietà diuretiche, se ne sconsiglia l'uso in concomitanza con farmaci diuretici.

sabato 12 novembre 2016

Come profumare la casa in 3 minuti

Diffondere negli ambienti della casa essenze gradevoli è certamente una buona abitudine che contribuisce a rendere la propria abitazione decisamente più accogliente. Avere stanze profumate di oli essenziali nella propria casa in ogni momento della giornata è il sogno di chi non gradisce gli aromi sintetici o chimici creati artificialmente in laboratorio.
Ricordiamoci che in natura non esistono solo e sempre profumi, di rose, di fiori o comunque aromi piacevoli e il proverbio asserisce il giusto quando recita che “non v’è rosa senza spine”. Similmente si potrebbe dire che non v’è luogo senza aroma, tipico e specifico, spesso acre e pungente, sgradevole alle narici e alla gola e purtuttavia talmente legato al posto di origine da identificarlo e da renderlo amabile. Approfondiamo un argomento essenziale del mondo ecosostenibile, sull’energia geotermica e sugli strani fenomeni presenti nelle “zone calde” del Pianeta, nelle solfatare sbuffanti di soffioni boraciferi, aree naturali ma non proprio profumate.
A qualcuno piace il profumo di fresco e l’aria frizzante piena di ossigeno simile a quella che si respira nei boschi, in montagna e vicino al mare soprattutto da quando si è smesso di fumare sigarette. E tenere in ordine la casa e per avere sempre un’abitazione profumata con essenze naturali non ha prezzo.
Esistono numerosi siti in cui vengono commercializzate le essenze naturali (o quasi) estratte dalle piante e dai fiori, ma  ... le pregiate essenze naturali estratte da pianti e da fiori provenienti da coltivazione biologica vengono conservate in contenitori di vetro che mantengono inalterati i principi costituenti. Son metodi antichissimi di trattamento delle essenze vegetali, usi conosciuti dalle civiltà che hanno preceduto la nostra e testimoniati dai reperti archeologici.
Partendo dal presupposto che la profumazione debba essere scelta sempre in base alle proprie preferenze, va tenuto conto che alcune essenze sono più adatte di altre a seconda della destinazione d'uso dell'ambiente in cui verranno diffuse.

Per quanto riguarda i profuma ambienti da mettere in camera da letto, ad esempio, è consigliabile scegliere essenze che abbiano un effetto prevalentemente rilassante. Sono molto adatte quindi profumazioni che stimolano e facilitano il sonno come quelle della camomilla, della melissa, del tiglio o della lavanda.
Per favorire invece una buona respirazione durante i mesi più freddi, si può optare per le essenze di eucalipto o pino. 
Nel soggiorno, trattandosi della stanza destinata principalmente al tempo libero, sarà il caso di prediligere la profumazione preferita, optando sempre per essenze che facilitino in qualche modo il relax.
Per quanto riguarda la profumazione della cucina, sarà utile scegliere essenze fruttate e vivaci come quelle del mandarino, dell'arancia sia dolce che amara, del pompelmo, del limone e del bergamotto. Per chi invece preferisce delle profumazioni più decise, sono una valida alternativa alle essenze agrumate le profumazioni di alloro, timo, basilico, menta, ginepro e noce moscata.

Per la stanza da bagno infine è consigliabile ricorrere ad essenze molto fresche e che consentono anche di coprire eventuali cattivi odori. In questo senso, sono ottimi gli estratti di lavanda, rosa e Neroli. In alternativa, sempre per chi predilige profumazioni più decise, si possono utilizzare essenze legnose, come il mirto ed il sandalo.
Per avere sempre un’abitazione profumata si potranno utilizzare i brucia essenze in cui versare solo poche gocce di oli essenziali all’aroma preferito di pino, di lavanda, di caprifoglio, o di frutta, per ottenere in pochi minuti un risultato eccellente. Inoltre qualche goccia di aroma, puro quasi al 100%, potrà essere versata nell’acqua con cui lavare i pavimenti, nello spruzzino per ottenere un profuma-ambienti fai da te.

venerdì 11 novembre 2016

Biancospino - Crataegus oxyacantha

Il Biancospino (Crataegus oxyacantha), utilizzato in fitoterapia e in omeopatia, è un arbusto dal legno duro, è una pianta perenne, con rami spinosi e dalle foglie caduche a 3 lobi finemente dentati, in aprile-maggio produce fiori bianchi o rosacei raccolti in corimbi ed in settembre drupe rosse carnose con 2-3 semi ciascuno. Il genere Crataegus del biancospino comprende circa 280 specie. Tra le varie specie ne troviamo alcune che possono vivere anche fino a 500 anni e raggiungere un’altezza di oltre 6 metri.
Proprietà
Il fitocomplesso che “rinforza il cuore e calma i nervi” esercita azione tonica e moderatrice a livello cuore (tropismo elettivo) e sistema nervoso, risultando particolarmente efficace nello squilibrio neurovegetativo in quanto contiene:
  • Procianidine oligomeriche (OPC) 1-3%.
  • Flavonoidi (iperoside, luteolina, vitexina-2”-ramnoside, vitexina, quercetina, rutina, spireoside, rutoside) 1,5%.
  • Acidi triterpenici pentaciclici, acidi feonolcarbonilici.
  • Amine cardiotoniche, aminoacidi aromatici.
  • Beta-sitosterolo, viamina C, olio essenziale (0,16%).

Attività del biancospino sul Sistema Nervoso Centrale

A livello del sistema nervoso centrale (SNC)agisce come blando sedativo ad azione simpaticolitica. In uno studio clinico multicentrico, associato con altre specie ha evidenziato miglioramenti in soggetti con disturbi nell’umore e nel comportamento.

Attività del biancospino sull’apparato cardio-circolatorio

Attualmente il Biancospino viene principalmente utilizzato per le sue proprietà a livello dell’apparato cardio-circolatorio ove il fitocomplesso esercita un effetto:
  • inotropo positivo (aumento della forza contrattile cardiaca),
  • dromotropo positivo (aumenta la conducibilità),
  • batmotropo negativo (diminuisce la eccitabilità),
  • cronotropo positivo o negativo (frequenza cardiaca),
  • stimolante il flusso sanguigno coronarico e miocardico,
  • riducente la resistenza dei vasi periferici,
  • rafforzante la tolleranza del miocardio.
Sostanzialmente l’efficacia del Biancospino sull’attività cardiaca è da attribuire alla specifica azione vasodilatatrice coronarica ed alla attività inotropa positiva nonché alla regolazione del battito, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.

Attività normotensiva del biancospino

L’attività ipotensiva, moderata ma prolungata, appare sostenuta da un duplice meccanismo centrale: “aumento del tono dell’innervazione frenatrice cardiaca ed inibizione riflessa del tono di vasocostrizione”.
Il Biancospino è un normotensivo: abbassa o eleva la pressione in soggetti rispettivamente ipertesi o ipotesi.

Indicazioni d’uso del biancospino:

  • Stati ansiosi, insonnia nervosa, distonia neuro-vegetativa, stress.
  • Palpitazioni, protezione del cuore senile, lieve bradicardia.
  • Lieve ipertensione essenziale ed iperlipemia.
  • Prevenzione e cura della insufficienza cardiaca.

Interazioni

Può amplificare gli effetti di piante, come la digitale, e dei beta bloccanti; possibili interazioni farmacologiche si possono verificare associando il biancospino a farmaci antipertensivi, antianginosi ed antiaritmici.

Controindicazioni

Da non utilizzare in gravidanza e in allattamento.
Non somministrare in età pediatrica.
Evitare l’utilizzo nei soggetti bradicardici.