martedì 22 novembre 2016

Le piaghe da decubito

Le piaghe da decubito, note anche come lesioni da compressione od ulcere da decubito, sono ferite di difficile guarigione, lesioni cutanee che solitamente portano a necrosi del tessuto: le piaghe non interessano solamente gli strati superficiali della cute (epidermide, derma) ma si spingono più in profondità, fino a raggiungere gli strati sottocutanei, la muscolatura e le ossa.
La causa che porta alla formazione di piaghe da decubito non è degenerativa, né infettiva od incognita: le lesioni sono provocate da una posizione statica del soggetto, costretto all'immobilità prolungata per vari motivi, quali ingessatura, rottura delle ossa degli arti, obesità grave, gravidanza a rischio (che obbliga la donna all'immobilità a letto);  talvolta, anche l'uso di farmaci può indurre il soggetto alla permanenza a letto. In simili circostanze, il soggetto è costretto ad assumere una posizione statica, che provoca uno scorretto afflusso ematico locale, perché i vasi sanguigni subiscono una compressione; ne consegue un aumento della pressione che, superando i 40 mm di mercurio, potrebbe provocare l'ostruzione dei vasi, la coagulazione e la morte del tessuto (necrosi).
È opportuno ricordare che le piaghe da decubito si possono prevenire con l'aiuto di familiari o di personale sanitario competente, attento alle necessità del paziente: ogni due - tre ore si dovrebbe aiutare il soggetto a cambiare la posizione, per stimolare la circolazione del sangue; il regime alimentare dovrebbe essere molto attento e regolare, così come l'igiene del corpo: non eccessiva ma adeguata. Inoltre, è opportuno utilizzare degli aiuti specifici e mirati per la prevenzione delle piaghe, come cuscini, materassi, disinfettanti, bende, medicazioni ecc.; il personale ospedaliero, o i familiari, devono anche considerare eventuali patologie pre-esistenti (per es. disturbi epatici, metabolici, neurologici).
La prevenzione delle piaghe da decubito è indispensabile per il buono stato di salute del soggetto; infatti, le lesioni che possono conseguire ad un'immobilità forzata possono provocare effetti di gravissima entità, intaccando anche tessuto muscolare ed osseo. Il danno provocato, tanto maggiore quanto più lungo è il tempo di immobilità, può essere tale da indurre anche la morte della persona: proprio per questa ragione è indispensabile l'ausilio del personale competente, che può e deve prevenire conseguenze più gravi.
Le piaghe da compressione non si possono considerare ferite “normali”, poiché non riescono a guarire spontaneamente, anzi tendono a cronicizzare; in base alla gravità della piaga si possono utilizzare dei rimedi naturali (per ulcere di bassa entità) o farmaci (se le piaghe degenerano negli stadi critici raggiungendo muscolo ed osso).
Il livello di minor pericolosità è caratterizzato da eritema, ispessimento, indurimento della cute e perdita del colore naturale della pelle; poi la lesione può progredire manifestando lesioni, vesciche o abrasioni a livello dell'epidermide e del derma. Se il danno diventa sempre più consistente, potrebbe intaccare vaste aree provocando la degenerazione e la morte del tessuto sottocutaneo (necrosi), coinvolgendo leggermente quello muscolare. Nell'ultimo stadio, che si configura il più rischioso per la sopravvivenza del soggetto, la lesione si estende dai muscoli alle ossa, dai tendini alle cartilagini.
Per quanto riguarda le cure e i trattamenti possibili, se la piaga da decubito è di bassa entità e reversibile, l'utilizzo di prodotti erboristici mirati potrebbe essere una buona soluzione, ovviamente previa indicazione del medico. Se, invece la lesione è più grave l'esperto deve indirizzare il paziente all'utilizzo di farmaci adeguati in grado di impedire la cronicizzazione della piaga e di attivare i processi di riparazione del tessuto danneggiato.
L'uso topico di sostanze disinfettanti (come i moderni nanocristalli d'argento) è un buon ausilio per ridurre i batteri che si sono insediati nella ferita da decubito: le sostanze antibatteriche aiutano non solo a creare un equilibrio della carica batterica, ma anche a diminuire la formazione di corpi necrotici e fibrina, riducendo la frequenza di medicazione delle piaghe.

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