lunedì 21 novembre 2016

La vitamina D3

La vitamina D3 appartiene al gruppo delle vitamine D, fondamentali per avere ossa forti, sistema immunitario resistente e combattere la depressione. Perché è importante non avere una carenza di questa vitamina?
La vitamina D3 è una dei nutrienti più importanti che non devono mancare nella nostra dieta: la sua funzione principale è quella di fornire un fondamentale rafforzamento al nostro sistema immunitario, ai muscoli e alle ossa, oltre ad essere un ottimo naturale contrasto alla depressione. Viene prodotta dall'organismo e attivata direttamente dalla luce solare, motivo per cui esporsi al sole con le dovute precauzioni è molto importante per il corretto assorbimento di questa vitamina.
La funzione principale della vitamina D3 è quella del rafforzamento delle ossa: la luce solare attiva il processo di produzione di un precursore della vitamina D da un composto simile al colesterolo, che successivamente si trasforma nella vitamina D3. L'esposizione alla luce solare tende a "fissare" proprio questa tipologia di vitamine e per questo è utilissima per contrastare l'insorgenza dei disordini autoimmuni e delle malattie depressive, che tendono a colpire le persone che stanno poco alla luce o più maggiormente esposte al disturbo stagionale legato alla scarsa esposizione al sole.
Per vitamina D si intende un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Le due più importanti forme nella quale la vitamina D si può trovare sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo), entrambe le forme dall'attività biologica molto simile. Il colecalciferolo (D3), derivante dal colesterolo, è sintetizzato negli organismi animali, mentre l'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
La vitamina D ottenuta dall'esposizione solare o attraverso la dieta è presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due reazioni di idrossilazione per essere trasformata nella forma biologicamente attiva, il calcitriolo.
In Italia l'80% della popolazione è carente: l'insufficienza di vitamina D interessa circa la metà dei giovani italiani nei mesi invernali. La condizione carenziale aumenta con l'avanzare dell'età sino ad interessare la quasi totalità della popolazione anziana italiana che non assume supplementi di vitamina D.
Le prime alterazioni, in caso di vitamina D sotto la norma, consistono in: diminuzione dei livelli sierici di calcio e fosforo con conseguente iperparatiroidismo secondario ed aumento della concentrazione di fosfatasi alcalina. Successivamente si hanno alterazione dei processi di mineralizzazione con rachitismo (nel bambino) ed osteomalacia (nell'adulto) e debolezza muscolare, deformazione ossea e dolori. Alcuni studi del 2006 hanno portato alla luce come la carenza di vitamina D possa essere collegata con la sindrome influenzale, altri del 2009correlano la carenza della vitamina con il manifestarsi della sclerosi multipla.
Particolarmente seria è la condizione delle donne in gravidanza. Studi recenti rivelano che più del 66% delle donne è carente di vitamina D, ovvero il livello nel sangue di 25(OH)D è minore di 30 ng/ml, e questi risultati sono indipendenti dalla stagionalità e dall'assunzione della supplementazione consigliata: questi dati fanno emergere come la quantità di vitamina D prevista nei prodotti multivitaminici per le neo-mamme sia totalmente inadeguata.
Assumere la quantità giusta di questa vitamina è importantissimo, perché una carenza di vitamina D3 è pericolosa per la salute delle nostre ossa, dato che espone maggiormente al rischio di fratture. Il modo migliore per assumere la vitamina D3 è naturalmente l'alimentazione: i cibi più ricchi sono il pesce (soprattutto il salmone, la trota, le aringhe), i frutti di mare e il latte vaccino, ma non vanno trascurati i cereali e la soia, tra cui anche i suoi prodotti derivati. Per la gioia di chi ama l'alimentazione vegana anche frutta e alla verdura sono ricchi di vitamina D3: vale la pena consumare molte arance, il cui succo è una fonte importante, e tra i vegetali i funghi sono la migliore fonte.

Livelli di assunzione e tossicità

Le Linee Guida elaborate dalla Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS), affermano che "In presenza di deficit severo vanno somministrate dosi cumulative di vitamina D variabili tra 300.000 ed 1.000.000 di UI, nell'arco di 1-4 settimane".
Durante la gravidanza e l'allattamento le richieste di vitamina D aumentano per far fronte alla maturazione dello scheletro del feto e del neonato. Generalmente l'esposizione alla luce dovrebbe mantenere dei livelli adeguati, ma alle latitudini italiane da ottobre a marzo questo non è possibile e si possono verificare stati carenziali sia per la mamma che per il nascituro. La carenza di vitamina D è particolarmente frequente in Italia, specie negli anziani e nei mesi invernali, la carenza è tanto comune e di tale entità che l'86% delle donne italiane sopra i 70 anni presenta livelli ematici di 25(OH)D inferiori ai 10 ng/ml alla fine dell'inverno.
In caso di prolungata assunzione di vitamina, superiore a 10.000 UI/die, si possono verificare fenomeni di tossicità acuta o cronica con comparsa di nausea, diarrea, ipercalciuria, ipercalcemia, poliuria, calcificazione dei tessuti molli. Generalmente ciò può avvenire allorché i livelli circolanti di vitamina D superano i 100 ng/ml: per ripristinare una condizione di normalità è sufficiente sospendere o ridurre l'integrazione. In letteratura tutti i casi di tossicità pubblicati sono per dosi superiori a 40.000 UI giornaliere.


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